La vita, la morte e i miracoli del venerabile eremita fra Pietro Gazzetti sono tornate alla luce a quattrocento anni dalla sua nascita, restituendo al pubblico contemporaneo una singolare figura di uomo penitente e caritatevole, interprete di una sensibilità religiosa severa e ascetica non sempre in consonanza con lo spirito del suo tempo.
L’eremita fra Pietro Gazzetti nacque il 28 gennaio 1617 a Casa Gazzetti di Moncerrato (Prignano – Modena) diocesi di Reggio Emilia e provincia di Modena, figlio di un contadino che faceva anche il sarto.
Pietro, fin da piccolo, aiutava il padre sia nei lavori dei campi sia nel mestiere di sarto.
Aveva ormai l’età di 25 anni quando andò soldato al servizio del duca di Modena Francesco I d’Este e, alla firma del trattato di pace nella primavera del 1644, rientrò al paese natale con la ferma intenzione di dedicarsi alla vita religiosa.
Non più giovanissimo, pur oberato dai disagi della povertà, dal lavoro nei campi e dall’attività di sarto, riprese gli studi sotto la guida di un maestro di scuola. Raggiunse così una buona abilità nel leggere, nello scrivere e nel far di conto. Il tempo che non era dedicato ai campi, alla bottega e alla scuola, lo passava nella lettura dell’ufficio della Vergine, del Leggendario dei santi e d’altri libri spirituali. La domenica era dedicata alla preghiera, al servizio delle funzioni parrocchiali e ad insegnare ai fanciulli il catechismo. Per questo suo modo di vivere era chiamato il frate.
Era suo sogno diventare frate, ma la necessità della sua
presenza a sostegno della famiglia dovette sempre rimandare tale desiderio.
Quando finalmente, diminuiti gli impegni familiari, cercò di entrare nell’ordine
dei padri Cappuccini, non fu accettato un po’ per l’età non più giovane e un
po’ per la povertà della famiglia. Allora pensò di farsi eremita e, dopo aver
distribuito ogni suo avere ai familiari e ai poveri, partì da Casa Gazzetti di
Moncerrato il 16 settembre 1652 alla volta di Bologna per iniziare la vita
eremitica. Qui incontrò l’eremita fra
Diego Cannata, di Taormina. La comune vocazione di totale e incondizionata
dedizione al Signore li spinse a considerare la possibilità di una sorta di
vita comune pur nella scelta della via eremitica. Fra Pietro, superò ogni
dubbio in proposito dopo aver pregato e, rivolto al compagno, gli disse che era
volontà di Dio che partissero insieme per la Sicilia, verso cui si
incamminarono il 6 febbraio 1653. Giunsero a Noto il 5 aprile 1653 e furono
accolti nel Romitorio di San Corrado, patrono della città, dove fissarono la
loro dimora. Rimasero per quattro anni in quel luogo, poi per sfuggire ai
sempre più numerosi fedeli che si recavano da loro in visita, trovarono un
romitorio più appartato. Fra Pietro si fermò nella chiesuola di Santa Maria
della Visitazione di Messina, su una collinetta nei pressi della città, fino al
1665.
Infinite sono le testimonianze di mortificazione, di purezza, di povertà,
d’obbedienza e di carità dell’eremita fra Pietro, accompagnate dalle non meno
numerose attestazioni dei fedeli che, chiesto a lui, ancora vivente o dopo la
sua morte, un rimedio divino alle loro miserie e alle loro disgrazie, hanno
ottenuto quanto chiedevano.
Nell’autunno del 1671 fra Pietro si recò a Siracusa per una visita al suo
confessore, ma durante il ritorno una pioggia dirotta e un vento freddo e
violento lo fece ammalare. Sopraggiunte febbri altissime, non si rimise più in
salute; anzi le sue condizioni divenivano sempre più critiche per cui fu
trasportato a Noto per esservi curato. Ogni intervento fu inutile e, dopo una
lenta agonia, ricevuto il Viatico, morì all’età di cinquantacinque anni. Era il
24 ottobre 1671. Fu sepolto davanti
all’altare della chiesa del Santissimo Crocifisso di Noto.
Il 31 ottobre 2003 le sue reliquie furono traslate nel suo luogo di origine e collocate sotto l’altar maggiore della chiesa parrocchiale di Prignano (Modena). (riassunto da www.santiebeati.it)