Il 23 novembre 2020 Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che riconosce che il nostro don Alfonso ha esercitato le virtù cristiane in grado eroico e pertanto, accanto alla denominazione di ‘Servo di Dio’ che accompagna il suo nome fin dall’inizio della Causa di Beatificazione, si aggiunge quella di ‘Venerabile’. Detto così, il tutto fa molto effetto per ricchezza di termini, ma dice poco per la comprensione della sostanza. Alla fine ci si può chiedere: cosa è cambiato nel cammino di don Alfonso verso il riconoscimento ufficiale della sua santità da parte della Chiesa?
Possiamo dire che sia avvenuto il primo importante passo in questo cammino che è giunto ad una svolta fondamentale. Il Collegio dei teologi della Congregazione delle Cause dei Santi e la Seduta ordinaria dei Cardinali e Vescovi membri della medesima Congregazione, dopo aver studiato la figura di don Alfonso, quello che i testimoni del Processo diocesano hanno detto di lui, ciò che egli stesso diceva o scriveva, la fama di santità che lo ha circondato dopo la morte, le grazie attribuite alla sua intercessione e il valore del suo esempio, hanno dichiarato che egli ha vissuto il Vangelo fedelmente, ogni giorno, con coerenza e amore.
Potrebbe sorgere spontanea la domanda: ma don Alfonso così semplice, umile, fragile anche nell’aspetto fisico, cosa ha fatto per arrivare a questo traguardo? La risposta è una: ha amato Dio e gli altri. Ha vissuto nel continuo ascolto della volontà di Dio; ha molto sofferto da bambino e da ragazzo, ma ha sempre amato il Signore e la Madonna. Più che chiedersi il perché di una vita per anni tanto tribolata, si è lasciato condurre da Dio ed è stato in ascolto della sua voce. La voce di Dio lo chiamato a servirlo umilmente nella sua casa come sacrestano, ad ascoltare le confidenze di tanti fratelli che si rivolgevano a lui per una parola di conforto ed un consiglio, a prodigarsi con grande impegno per trovare ai meno fortunati una casa e un lavoro. Poi è venuto il sacerdozio, l’aspirazione di tutta la sua vita e, come novello Curato d’Ars, è rimasto ogni giorno per ore e ore chiuso nel confessionale ad ascoltare, perdonare, lenire le pene dell’anima dei tanti che si rivolgevano a lui. Tutto nella semplicità, nella genuinità del suo sorriso affabile, perfino della promessa, che a volte faceva, di parlare alla Madonna dei dolori e dei crucci di qualcuno. Una vita, la sua, spesa per Dio e per gli altri, senza fatti eclatanti, senza fondare un ordine religioso o un istituto caritativo, senza andare in missione, ma stando sempre al suo posto nella fedeltà al piano che Dio aveva su di lui.
“Venerabile” vuol dire questo: la fedeltà continuata giorno dopo giorno alla chiamata di Dio, anche quando costa, anche quando le forze vengono meno, anche quando il mondo sembra non accorgersi di quel bene che si fa per il prossimo.
Cosa manca ora a don Alfonso per essere “Beato”? Un miracolo, una guarigione che possa essere clinicamente accertata e dichiarata scientificamente inspiegabile così da poter essere oggetto di studio da parte della Commissione medica della Congregazione delle Cause dei Santi. Quindi affidiamoci all’intercessione di don Alfonso perché presto il Signore manifesti anche con questo segno la santità di questo suo servo umile e buono, così che lo possiamo venerare fra i Beati. Lui certamente beato lo è già, ma noi vogliamo fargli una bella festa anche qui in terra e, quindi, affidiamoci a lui con fiducia e affetto, come faceva tanta gente quando era in vita e come fa tuttora presso la sua sepoltura. Don Alfonso non sapeva dire di no e continuerà certamente ad ascoltare chi ricorre a lui.
Francesca Consolini, Postulatrice